Sensazionale: ritrovato manoscritto di Erasmo da Edinburgh
Ho passato una notte terribile in nosocomio, colto da un’irrefrenabile convulsione; gli spasmi devastavano le mie viscere. Lo scartafaccio recapitatomi in camera di nascosto lì per lì, comprensibilmente, non aveva destato il mio interesse.
Il finto infermiere, ne deduco adesso, per eludere i rigidi controlli, lo aveva avvolto tra panni sporchi o qualcosa di simile: lo diceva chiaramente l’odore nauseabondo, quel misto di farmaci ed escrementi che dà il tono agli ospedali. I primi fogli, copiosamente macchiati di chiazze rugginose, erano quasi illeggibili, sicché la combinazione di aspetto e odore mi avevano indotto a riporlo in un luogo che evitasse il propagarsi del tanfo. Eppure, col diradarsi delle contrazioni addominali, di lì mi giungevano sollecitazioni, come se il mistero di quel trafugamento mi stimolasse a riprenderlo, vincendo la ripugnanza del primo momento.
Cosa mai potevano contenere quei fogli? Sinistra era la provenienza; strana la sua conservazione, non dissimile da quanto ero abituato a leggere circa i manoscritti di parecchie opere, al presente catalogate tra i capolavori della letteratura antica e moderna. Mi stimolava l’idea, tenuta dentro di me e non confessata a nessuno, di diventare quanto era stato per Kafka Max Brod: avrei legato il mio nome, chissà, a un’opera eccezionale; fallito nella vita, il destino mi offriva il destro del non omnis moriar?
Tanto valeva portare alle narici una sostanza balsamica e accingersi ad un lavoro che, improbo nel cominciare, avrebbe potuto essere allietante nel procedere. Dalla ricorrente tentazione al famoso giorno conosciuto per le vicende di molti testi e relativi autori; la noia di un pomeriggio vuoto, il perenne taedium vitae, e il presentarsi degli immancabili accenni di domande: e se leggessi...?; potrò pur sempre gettarlo, se...!; chissà che...; male che vada, potrò sempre riporlo... E il resto dei frammenti di pensiero, mentre i piedi già erano in moto verso l’armadietto, guidati dall’olfatto, più che dalla memoria.
Pur con repellenza, il manoscritto era sul tavolo, seguito da un solo occhio, per la posizione assunta dalla testa, intenzionata ad evitare il pieno del puzzo e quasi pronta a scartare bruscamente, come se tra i fogli potesse nascondersi un pericolo diverso da quello avvertito dalle narici. Nei primi fogli del plico erano segnati dei caratteri sbiaditi, intuibili, più che leggibili; il risultato di una guerra sostenuta dagli occhi e dal naso fu un tantino invitante. ‘Erasmo da Edinburgh’; dunque un nome e un cognome, approdati alla mente, disposta ad ammettere di averli già schedati e tuttavia restia a collegarli a una persona precisa, a un luogo (“Dunque Edinburgh, dopo Rotterdam, meta e alcova di psicolabili?”), a un’opera (“Che anche questa abbia a che fare con la follia?”), alla critica; insomma, un rovello per le cellule, uscite se non altro dallo stato pietoso in cui le aveva gettate l’annichilente battaglia corporea. Non rimaneva che continuare a decifrare le pagine, con la vaga sensazione che il seguito avrebbe rivelato i tratti del non-sconosciuto personaggio.
E la luce cominciò a farsi, man mano che, tra numerose cancellature, errori ortografici e sostituzione di parole, veniva fuori un costrutto di pensiero ben presente alla mente, ancorché disperso tra le illanguidite letture di un tempo.
La preoccupazione dello scrivente appariva rivolta a rispondere a obiezioni e a rintuzzare critiche: alcune frasi virgolettate erano seguite da lunghe, pedanti, precisazioni… Non ci volle molto a capire di che e di chi si trattasse.
Quasi impossibile ricostruire la consecutio delle vicende, quindi improbo il lavoro di rendere chiaro al lettore il modo in cui i fogli, talora mancanti di un angolo, talaltra illeggibili, sono diventati questa specie di diario, ancorché privo di date. Onde non togliere pregio alla fattura originale, mi sono limitato a riprodurre in modo fotografico una minima parte del materiale, ché la trascrizione, e a quel punto l’inevitabile e pietosa correzione, ne avrebbe sminuito irrimediabilmente il valore.
Non stupirà di leggere eventi e vicende che propriamente non sono accadimenti, sibbene proiezioni partorite dalla fantasiosa mente dello scrittore.
Infine, è ormai un rito avvertire che assonanze, somiglianze di nomi e situazioni, eventualmente accadute nel frattempo sono puramente casuali, frutto di una fantasia, talora, anticipatrice dei tempi con una puntualità di riferimenti, degna di una lettura, più che di una prefigurazione.
Poscritto
«Cosa ci fa un piccolo ebreo errante nelle alte terre Scozzesi?».
«Si amMazza con un Margarita fallace al ‘Caffè Nazismo’!».
Lo scartafaccio era malamente tenuto assieme da un foglio lurido di carta gialla con sopra scritte le due battute, questa volta sì, trascritte e non riprodotte in modo fotografico. Che sia un enigma da decifrare?
Post-poscritto
Un grazie particolare ad Algior Lucifer per la gentile concessione….

------------------------
Aronta è quel ch'al ventre li s'atterga,
che ne' monti di Luni, dove ronca
lo Carrarese che di sotto alberga,
ebbe tra ' bianchi marmi la spelonca
per sua dimora; onde a guardar le stelle
e 'l mar no li era la veduta tronca.
Cosa mai potevano contenere quei fogli? Sinistra era la provenienza; strana la sua conservazione, non dissimile da quanto ero abituato a leggere circa i manoscritti di parecchie opere, al presente catalogate tra i capolavori della letteratura antica e moderna. Mi stimolava l’idea, tenuta dentro di me e non confessata a nessuno, di diventare quanto era stato per Kafka Max Brod: avrei legato il mio nome, chissà, a un’opera eccezionale; fallito nella vita, il destino mi offriva il destro del non omnis moriar?
Tanto valeva portare alle narici una sostanza balsamica e accingersi ad un lavoro che, improbo nel cominciare, avrebbe potuto essere allietante nel procedere. Dalla ricorrente tentazione al famoso giorno conosciuto per le vicende di molti testi e relativi autori; la noia di un pomeriggio vuoto, il perenne taedium vitae, e il presentarsi degli immancabili accenni di domande: e se leggessi...?; potrò pur sempre gettarlo, se...!; chissà che...; male che vada, potrò sempre riporlo... E il resto dei frammenti di pensiero, mentre i piedi già erano in moto verso l’armadietto, guidati dall’olfatto, più che dalla memoria.
Pur con repellenza, il manoscritto era sul tavolo, seguito da un solo occhio, per la posizione assunta dalla testa, intenzionata ad evitare il pieno del puzzo e quasi pronta a scartare bruscamente, come se tra i fogli potesse nascondersi un pericolo diverso da quello avvertito dalle narici. Nei primi fogli del plico erano segnati dei caratteri sbiaditi, intuibili, più che leggibili; il risultato di una guerra sostenuta dagli occhi e dal naso fu un tantino invitante. ‘Erasmo da Edinburgh’; dunque un nome e un cognome, approdati alla mente, disposta ad ammettere di averli già schedati e tuttavia restia a collegarli a una persona precisa, a un luogo (“Dunque Edinburgh, dopo Rotterdam, meta e alcova di psicolabili?”), a un’opera (“Che anche questa abbia a che fare con la follia?”), alla critica; insomma, un rovello per le cellule, uscite se non altro dallo stato pietoso in cui le aveva gettate l’annichilente battaglia corporea. Non rimaneva che continuare a decifrare le pagine, con la vaga sensazione che il seguito avrebbe rivelato i tratti del non-sconosciuto personaggio.
E la luce cominciò a farsi, man mano che, tra numerose cancellature, errori ortografici e sostituzione di parole, veniva fuori un costrutto di pensiero ben presente alla mente, ancorché disperso tra le illanguidite letture di un tempo.
La preoccupazione dello scrivente appariva rivolta a rispondere a obiezioni e a rintuzzare critiche: alcune frasi virgolettate erano seguite da lunghe, pedanti, precisazioni… Non ci volle molto a capire di che e di chi si trattasse.
Quasi impossibile ricostruire la consecutio delle vicende, quindi improbo il lavoro di rendere chiaro al lettore il modo in cui i fogli, talora mancanti di un angolo, talaltra illeggibili, sono diventati questa specie di diario, ancorché privo di date. Onde non togliere pregio alla fattura originale, mi sono limitato a riprodurre in modo fotografico una minima parte del materiale, ché la trascrizione, e a quel punto l’inevitabile e pietosa correzione, ne avrebbe sminuito irrimediabilmente il valore.
Non stupirà di leggere eventi e vicende che propriamente non sono accadimenti, sibbene proiezioni partorite dalla fantasiosa mente dello scrittore.
Infine, è ormai un rito avvertire che assonanze, somiglianze di nomi e situazioni, eventualmente accadute nel frattempo sono puramente casuali, frutto di una fantasia, talora, anticipatrice dei tempi con una puntualità di riferimenti, degna di una lettura, più che di una prefigurazione.
Poscritto
«Cosa ci fa un piccolo ebreo errante nelle alte terre Scozzesi?».
«Si amMazza con un Margarita fallace al ‘Caffè Nazismo’!».
Lo scartafaccio era malamente tenuto assieme da un foglio lurido di carta gialla con sopra scritte le due battute, questa volta sì, trascritte e non riprodotte in modo fotografico. Che sia un enigma da decifrare?
Post-poscritto
Un grazie particolare ad Algior Lucifer per la gentile concessione….
Riproduzione del manoscritto. Clicca per scaricarlo

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Aronta è quel ch'al ventre li s'atterga,
che ne' monti di Luni, dove ronca
lo Carrarese che di sotto alberga,
ebbe tra ' bianchi marmi la spelonca
per sua dimora; onde a guardar le stelle
e 'l mar no li era la veduta tronca.
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AL on :
Il Bazzell on :
Messaggio pubblicitario della serie "consigli non richiesti".
MB on :
e chi sarebbero le 'tre persone' che nomini? E perché, di grazia, secondo te si corre il rischio di 'sputtanarsi da soli' se si pubblica un manoscritto, peraltro privo di qualunque riferimento a persone o cose note, portato da mani altrettanto ignote?
Se qualcuno dei tre che tu immagini, e forse conosci, intende offrire una birra, prima si disveli, poi deciderò se la sua presenza è a me gradita... Di solito, non accetto birre né caramelle dagli sconosciuti!
La linea può tornare alla regia...