Conserva racconta la 100 km: «E’ stata la corsa della mia rinascita»
Giuseppe Conserva ce l’ha fatta. Ha concluso la micidiale “100 km del Sahara No-Stop” in 11 ore e 27 minuti, tagliando il traguardo al sesto posto assoluto su 126 concorrenti, dei quali 18 si sono ritirati per la fatica, per i crampi o perché la testa non ha retto. Sì, perché per affrontare 100 chilometri in notturna, tra le insidie del deserto rischiarato da tre quarti di luna, con l’unico supporto di una pila tascabile al passaggio di qualche nuvola, ci vuole un grande equilibrio psicofisico.
Per l’ultramaratoneta carrarese si è trattato di un riscatto morale dopo gli anni di sosta forzata dovuti a una discutibile visita medico sportiva che aveva fatto emergere un misterioso problema cardiaco, poi rivelatosi inesistente. Ma per uscire dall’incubo sono serviti anni e un’incrollabile autostima. Chiunque, al suo posto, forse avrebbe rinunciato a lottare contro una burocrazia che in questa circostanza ha dimostrato tutta la propria miopia. Undici ore e mezzo di corsa nel deserto spazzano via qualsiasi dubbio: il cuore di Giuseppe è forte come una roccia ed è prezioso come l’oro, vista la generosa e storica militanza del nostro podista nel volontariato della protezione civile.
Dopo circa un’ora e mezzo di corsa è arrivata la notte, il cielo era nuvoloso a tratti, la visibilità era scarsa e le temperature sono scese da oltre 30 gradi a poco più di 10. A quel punto – prosegue – ho iniziato a recuperare posizioni e al quarto ristoro, all’80° chilometro, dopo nove ore, sono passato addirittura in seconda posizione. Gli ultimi 20 chilometri li ho affrontati senza la smania di vincere, volevo solo finire in buone condizioni, visto che parecchi avversari comunicavano a ritirarsi.
Il sesto posto assoluto finale per me è una vittoria, un pieno riscatto per le sofferenze che ho vissuto negli ultimi cinque anni, ma con le corse estreme – conclude – ho chiuso. D’ora in poi mi dedicherò solo alle prove su strada. Il mio prossimo obiettivo è la maratona di Roma, a marzo del 2013».
Giuseppe Conserva alla partenza della 100 km
«La partenza, alle 17, è stata dura – racconta Conserva – perché l’altopiano che si affronta nei primi 20 chilometri è ripido, sconnesso e tagliato dal vento, che nel tardo pomeriggio soffia ancora molto caldo. Conoscevo il percorso (il tracciato ricalca quello della “100 km del Sahara a tappe”, a cui Conserva ha partecipato nel 2007, ndr), quindi mi sono risparmiato, anche perché si rischiava di restare a secco di acqua.Dopo circa un’ora e mezzo di corsa è arrivata la notte, il cielo era nuvoloso a tratti, la visibilità era scarsa e le temperature sono scese da oltre 30 gradi a poco più di 10. A quel punto – prosegue – ho iniziato a recuperare posizioni e al quarto ristoro, all’80° chilometro, dopo nove ore, sono passato addirittura in seconda posizione. Gli ultimi 20 chilometri li ho affrontati senza la smania di vincere, volevo solo finire in buone condizioni, visto che parecchi avversari comunicavano a ritirarsi.
Il sesto posto assoluto finale per me è una vittoria, un pieno riscatto per le sofferenze che ho vissuto negli ultimi cinque anni, ma con le corse estreme – conclude – ho chiuso. D’ora in poi mi dedicherò solo alle prove su strada. Il mio prossimo obiettivo è la maratona di Roma, a marzo del 2013».
Giuseppe Conserva premiato all’arrivo
A Conserva è stato tributato un premio speciale «per aver avuto la forza di rinascere». La manifestazione è stata seguita dalle telecamere di Sky Icaro.
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