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Il Blog di Massimo Binelli

Botta e Risposta

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Ho già trattato il tema della “solitudine” dell’Atleta Vincente nella Pillola 106. Dicevo che il senso di isolamento provato da un atleta che pratica uno sport individuale aumenta al crescere del suo livello di prestazione. Avevo anche citato le parole del grande Pietro Mennea, che in un’intervista del 2012 ricordava delle sue vacanze di Natale e Pasqua trascorse «da solo» al centro federale di Formia. Torno sull’argomento perché, come ben spiegava la Freccia del Sud, la condizione di solitudine in cui si ritrova un campione pian piano diventa uno stile di vita, però in allenamento, se non si hanno degli sparring partner con cui lavorare, per evitare cali di prestazione occorre inventare delle soluzioni creative.

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Non ti sorprende, se ti dico che tutte le decisioni che prendiamo sono condizionate dalle emozioni che viviamo in quel dato momento, e che soltanto dopo proviamo a spiegare le nostre scelte con la razionalità, giusto? Non a caso si parla di “primato del cervello affettivo su quello cognitivo”, perché «le emozioni accadono», come insegna lo psicologo statunitense Paul Ekman, pioniere nelle ricerche sulle emozioni, ovvero, non possiamo essere noi a scegliere quali provare. Possiamo però migliorare la nostra consapevolezza riguardo alle emozioni, ma per farlo occorre diventare “flessibili”. Come si fa?

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Il titolo scelto per questa Pillola è una frase tratta dal “Racconto dei due lupi”, storia attribuita alla tribù di nativi americani Cherokee, citata nel libro “La mentalità vincente”, di George Mumford, che ti consiglio di leggere (trovi il link nella descrizione). Narra di un uomo che un giorno raccontò al nipote di una battaglia perenne in corso tra due lupi. Uno rappresenta il male, ovvero la rabbia, l’invidia, il rimpianto, la disonestà e tutti i peggiori attributi negativi che si possano immaginare. L’altro rappresenta il bene, ossia l’amore, la felicità, la speranza, la gentilezza, la verità e tutte le qualità positive umanamente desiderabili. Alla domanda del giovane su quale sarà il lupo vincente, il nonno rispose: «Il lupo vincente sarà quello che nutri». E tu quale lupo stai sfamando?

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“Il mental coach è impazzito!”. Sì, lo so che l’hai pensato, e mi spiace se ti ho fatto andare il boccone di traverso, dopo tutti i predicozzi sull’importanza di modificare all’istante i pensieri negativi per farli diventare positivi. Al proposito ti ricordo che il “pensiero positivo” è il primo pilastro su cui poggia il mio percorso di allenamento mentale per migliorare nello sport e nella vita, trattato nella prima sessione del videocorso AtletaVincente.com e nella Pillola 1 del mio libro “Atleta Vincente”. Dunque sto rinnegando me stesso? Ho forse avuto qualche rivelazione mistica? Niente di tutto questo…

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Nella Pillola 132 ho già affrontato il tema della “gara importante” e ho spiegato che per riuscire a dare il massimo in ogni circostanza bisogna rispettare alcune sequenze di attivazione, dalla creazione della consapevolezza, che fa aumentare il senso di responsabilità personale, alla visualizzazione e riscaldamento mentale, in cui inizia a prendere forma la cattiveria agonistica, per finire con la costruzione della bolla. Molto spesso, tuttavia, il problema non è riuscire a gestire la gara, ma è arrivare a quel momento con le batterie cariche, perché la tensione che si crea attorno a un evento che la mente percepisce come “importante” rischia di produrre un pericoloso corto circuito.

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Tutti i percorsi di allenamento mentale che propongo, da quello base, che può affrontare con il faidaté chi acquista il mio libro “Atleta Vincente”; a quelli intermedi, tramite una delle Formule del videocorso AtletaVincente.com, che prevedono parte del lavoro da svolgere in autonomia e parte con me; fino a quello avanzato, che si svolge esclusivamente con me, in modo personalizzato, partono dalla ristrutturazione del dialogo interno, che io considero il primo pilastro su cui costruire le fondamenta della potenza mentale di un vero Atleta Vincente. Lo scopo che mi prefiggo è di creare un livello di osservazione della vita positivo e, di conseguenza, consolidare una prospettiva degli eventi positiva.

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Nella Pillola 5, che risale al Giurassico, ho parlato per la prima volta di concentrazione. Nel mio libro “Atleta Vincente”, uscito nel giugno del 2017, ho ripreso e approfondito il tema e ho definito la concentrazione come «l’abilità mentale che permette di elaborare i dati acquisiti grazie al filtro dell’attenzione adeguato alla circostanza». L’attenzione, infatti, può essere “ampia” o “focalizzata”, a seconda dei casi e delle necessità. L’attenzione ampia può essere paragonata a un grandangolo, che ti dà la possibilità di cogliere una panoramica dettagliata dell’ambiente, mentre l’attenzione focalizzata, molto stretta, è simile all’inquadratura che si ottiene con un teleobiettivo, con il quale isoli e metti a fuoco un particolare specifico di quell’ambiente. Si tratta di un processo che possiamo attivare volontariamente. Come si fa?

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Nella Pillola 124 ho affrontato il tema della responsabilità personale che cancella gli alibi e che consente di sviluppare l’atteggiamento del “gareggiare per vincere perché non si ha nulla da perdere” (Regola 6). Gareggiare per vincere significa possedere la piena consapevolezza dei punti di forza individuali e restare concentrati sulle proprie sensazioni, vivendo la fase agonistica all’interno della bolla come un momento di godimento puro. In questa condizione di massima attivazione agonistica, un atleta dovrebbe riuscire a dare il 100 per 100, ma non sempre ci riesce.

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«Non diciamole che la sua prima avversaria è l’atleta più forte di tutta la categoria, tanto lei non sa chi è, altrimenti si blocca». Ho ascoltato queste parole, dette da un allenatore ai suoi collaboratori, mentre stavo seguendo alcuni atleti durante un’importante gara internazionale di karate. Per la karateka da tenere all’oscuro degli scherzi della sorte, dunque, si sarebbe trattato di un primo combattimento che valeva una medaglia, perché sconfiggere l’avversaria più quotata avrebbe spianato la strada verso la finale, ma il suo allenatore ha ritenuto opportuno non farglielo sapere. Dal punto di vista mentale, quali sono i pro e i contro di una simile strategia?

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La “bolla” di energia è un mio cavallo di battaglia. Ho affrontato l’argomento nel Botta e Risposta della Pillola 80, ne parlo nell’ottava sessione del videocorso Atleta Vincente e, ovviamente, ne spiego tutti i segreti nel mio libro “Atleta Vincente. Strategie e tecniche per diventare campioni nello sport e nella vita”. Nel corso del tempo mi sono reso conto che è uno dei temi più sentiti dei molti percorsi di crescita personale e sportiva che è possibile affrontare con il coaching, perciò in questo articolo ne riprendo alcuni aspetti importanti, che potrai approfondire nel videocorso o nel libro.

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