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Il Blog di Massimo Binelli

Crescita Personale

Visualizza articoli per tag: Stress Agonistico

(Parentesi: se il pallone non è il tuo mestiere, arriva ugualmente fino in fondo alla Pillola, fidati!) Un calciatore, soprattutto se è un professionista, è programmato, e pagato, per agire, per dare il meglio di sé in ogni circostanza. Ciò nonostante, ricevo molte richieste di supporto da parte di giocatori che soffrono la paura del giudizio o che per insicurezza nel pieno di un’azione decidono il da farsi con un nanosecondo di ritardo, sufficiente però a farsi fregare la palla da avversari pronti a cogliere il minimo segnale di incertezza, e in questo caso si tratta di un autosabotaggio da manuale! Esiste una strategia per superare questi momenti di difficoltà, quando hai il pallone tra i piedi e un intero stadio si aspetta il meglio da te?

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Alla consapevolezza del “qui e ora”, tema che può essere sviluppato da più livelli di osservazione, ho dedicato diverse Pillole e un’intera sessione del videocorso Atleta Vincente. Ciò nonostante, continuo a ricevere numerose richieste di approfondimento, soprattutto per quanto riguarda la consapevolezza in gara, nel momento in cui dovremmo sperimentare la massima attivazione agonistica.

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Staccare un biglietto per partecipare ai Giochi Olimpici è il sogno di ogni agonista che dedica la propria vita allo sport. Riuscire ad entrare in una finale, a seconda della combinazione atleta-etnia, può rasentare la pia illusione. Basti pensare alle gare di mezzofondo, predominio assoluto dei neri africani, o alla velocità, affare che riguarda giamaicani, americani e pochi altri al mondo. Fino a Rio 2016, anche il tiro a volo era un circolo chiuso, eppure un perfetto sconosciuto, di origine egiziana, alla sua prima esperienza a cinque cerchi, è riuscito ad entrare nella finale a sei del trap, la fossa olimpica, una delle discipline del tiro a volo, e a gestire una tensione potenzialmente devastante. Come è stato possibile?

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Perché un bravo portiere, che in allenamento fa faville, in partita diventa una statua di marmo, paralizzato dall’ansia tra i pali della porta? E perché quando subentra questo stato di tensione quello che dovrebbe essere un sano divertimento si trasforma in una sofferenza? Ne parliamo nel Botta e Risposta di questa settimana.

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Per un calciatore professionista, ritrovarsi in panchina dopo un infortunio che ha comportato un lungo recupero rischia di trasformarsi in un incubo. Il disfattismo pian piano prende il sopravvento, nella mente iniziano a vorticare pensieri negativi e l’atteggiamento passa dall’entusiasmo alla rinuncia, innescando un circolo vizioso con ripercussioni sfavorevoli tanto per l’atleta quanto per il gruppo. Lo stress della panchina si può superare: ne parliamo nel Botta e Risposta di questa settimana.

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Nelle mie Pillole di Coaching uso con una certa frequenza il termine “bolla” e l’espressione “stare in bolla”. Tra l’altro, a questa strategia mentale molto efficace è dedicata l’ottava sessione del videocorso Atleta Vincente, al quale, ne approfitto per ricordarlo, ti puoi iscrivere gratuitamente con un clic e guardare tre video molto importanti. Dunque, cos’è questa “bolla” e come si fa a restarci dentro? Ne parliamo nel Botta e Risposta di questa settimana.

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L’atleta perfetto e infallibile non è stato ancora inventato e non c’è programma di allenamento mentale e mental coach che tenga: la delusione va messa in conto: prima o poi arriva, eccome se arriva! Ciò che serve è diventare immediatamente consapevoli dell’importanza di accettare i fallimenti per continuare a crescere, ossia del fatto che per diventare Atleti Vincenti bisogna prima saper perdere, e saper perdere vuol dire evitare la “disperazione”. Ne parliamo nel Botta e Risposta di questa settimana.

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Nella mia lunga esperienza di sportivo e di mental coach, ho conosciuto migliaia di atleti. Potrei suddividere tale universo eterogeneo e colorato in svariati sottoinsiemi, raggruppandoli per nazionalità, sesso, età, disciplina praticata e altri criteri, ma se volessi dividere più o menò a metà questa popolazione potrei semplicemente mettere da una parte chi in gara “se la fa sotto” e dall’altra parte chi sotto pressione rende di più. Tu da che parte stai?

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Ne ho già parlato in molte Pillole e in altri Botta e Risposta, però i quesiti sul modo più efficace per gestire la tensione nelle fasi che precedono una gara e nel corso della competizione sono sempre più frequenti. Ciascun atleta, infatti, dopo aver appreso i miei suggerimenti vorrebbe ricevere una risposta su misura, sebbene i principi di base siano validi per tutti gli sport e per ciascuna disciplina. È il caso di Caterina, una sciatrice molto promettente che mi ha rivolto una domanda puntuale e curiosa nello stesso tempo.

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Ogni atleta convive a modo suo con lo stress agonistico, tuttavia quando gli effetti di questa alterazione dei parametri fisiologici superano una determinata soglia di guardia, diversa da atleta ad atleta, e più in generale da individuo a individuo, la prestazione rischia di risentirne pesantemente, perché possono verificarsi perdita di lucidità, di attenzione e persino di memoria. Senza contare che lo stress costa molto, in termini di energia nervosa, dunque va tenuto sotto controllo.

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