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Il Blog di Massimo Binelli

Crescita Sportiva

Lunedì, 23 Ottobre 2017 00:03

Il segreto del successo di Andre Agassi (Motivazione e duro lavoro per diventare dei numeri uno)

Open”, la biografia di Andre Agassi è uno di qui libri che io definisco stregati. Sono scritti con un’alchimia tale che quando inizi a leggerli non vorresti più smettere fino alla fine, ma nel contempo, man mano che divori le pagine (e sono quasi 500!), ti viene voglia di rallentare, per non far finire l’idillio troppo in fretta. Il mio obiettivo, da mental coach, era quello di capire tra le righe quali strategie possa aver adottato un atleta che, pur odiando con tutto il cuore il suo sport, il tennis, è riuscito, unico al mondo, a vincere un Golden Slam, cioè i quattro tornei del Grande Slam più l’oro olimpico.

Un fantastico equilibrio tra odio e perfezione
Andre AgassiSono certo che anche chi non segue il tennis conosca Agassi. È stato professionista dal 1986 al 2006, per lungo tempo in vetta alla classifica Atp. Di lui si è parlato molto, per i suoi matrimoni “rumorosi”, prima con Brooke Shields e poi con Steffi Graf, la più grande tennista di tutti i tempi, con cui vive tuttora, e per le sue attività filantropiche.

Ma la rivelazione che ha fatto scalpore, dopo l’uscita del libro, è quella riportata anche nella quarta di copertina:

«Odio il tennis, lo odio con tutto il cuore, eppure continuo a giocare, continuo a palleggiare tutta la mattina, tutto il pomeriggio, perché non ho scelta… Continuo a implorarmi di smettere e continuo a giocare, e questo divario, questo conflitto, tra ciò che voglio e ciò che effettivamente faccio mi appare l’essenza della mia vita».


Nessun essere umano può sacrificare volontariamente un terzo della propria vita senza la motivazione intensa scatenata da un obiettivo personale da raggiungere o una vocazione da seguire. Su questo penso che possiamo trovarci d’accordo, vero? Gli obiettivi che spingono gli esseri umani a compiere azioni apparentemente irrazionali sono pressoché infiniti: la fede in un ideale, il desiderio di arricchirsi, la notorietà… Ma cosa può aver spinto Agassi a dedicare un terzo della sua vita a un’attività che odiava con tutto il cuore? Dovrei rivolgere questa domanda al diretto interessato, tuttavia una chiave di lettura, estremamente significativa, ce la offre lui stesso, là dove descrive quella « piacevole sensazione che dà una palla colpita alla perfezione», definita da Andre «l’unico attimo di pace». Quando era consapevole di aver fatto qualcosa alla perfezione, per un istante godeva «di un senso di equilibrio mentale e di calma», sono sempre sue parole. Fantastico!

Vuoi che te la racconti io? Ok, clicca e guarda il video...


I numeri del successo di Andre Agassi
È un’immagine che conferisce un significato quasi mistico al valore di un gesto tecnico. Per il piccolo Agassi non era l’idea di diventare il numero uno al mondo, di giocare a Wimbledon («Che io non voglia giocare a Wimbledon non ha importanza», commentava tra sé e sé quando il padre gli parlava del giorno in cui giocherà sull’erba inglese), o di diventare milionario a spingerlo a soffrire fino allo spasimo. Era quell’unico attimo di pace figlio della perfezione a fargli colpire altre tre palle, quando gli faceva male una spalla e pensava di non riuscire a colpirne più neanche una; e a farlo continuare per altri dieci minuti, quando era talmente sfinito da pensare di non poter andare avanti nemmeno per un minuto.


Grazie a questa straordinaria motivazione, probabilmente nata come reazione alle tirannie del padre che desiderava ardentemente che almeno uno dei suoi figli, a qualunque costo, diventasse il numero uno al mondo del tennis, Andre è riuscito a trasformare la sua forza interiore in una inesauribile resilienza, che gli ha permesso di sopportare la terribile “formula del successo”, escogitata per lui proprio dal padre, inventore del diabolico “drago” lanciapalle: 2500 palle da colpire al giorno; 17500 alla settimana; quasi un milione in un anno, perché «un bambino che colpisce un milione di palle all’anno sarà imbattibile», ripeteva fino all’ossessione papà Agassi.

Il “segreto” di Agassi è tutto qui: motivazione al livello più elevato possibile e per tutto il tempo necessario, e duro lavoro. Motivazione e duro lavoro: ti fanno venire in mente qualcosa queste parole, giusto? Nella Pillola 74, dedicata proprio alla resilienza, dicevo che il duro lavoro, la motivazione, gli obiettivi e il tempo, sono gli ingredienti che fanno la differenza tra un buon atleta e un Atleta Vincente. E la formula di papà Agassi non è forse una rivisitazione della nota legge delle 10mila ore di Anders Ericsson? Un milione di palle in un anno (quantità) colpite «alla perfezione» per provare attimi di pace (qualità) portano dritti all’eccellenza. Non è (solo) questione di talento: con questo metodo, Agassi avrebbe potuto diventare un numero uno praticamente in qualsiasi disciplina individuale, a patto di riuscire a trovare in ognuna delle possibili alternative al tennis la giusta motivazione interna.

I miei libri: “Atleta Vincente”, che contiene 47 strategie per diventare campioni nello sport e nella vita, e “Pillole di Coaching”, che propone 60 Esercizi di allenamento mentale e 40 Domande Potenti per diventare mental coach di sé stessi.


Ma ce n’è un altro, di segreti, che emerge prepotentemente fin dalle prime pagine del libro. Andre Agassi, come tutti gli atleti di altissimo livello, aveva messo a punto rituali sacri e aveva sviluppato ancoraggi potenti, da sfoderare quando era il momento di dare il massimo. Ecco cosa dice a proposito della sua magica Acqua di Gil (lascio a te il piacere di scoprire cos’è):

«Soltanto io, però, posso riporre le bottiglie nella mia borsa, insieme ai vestiti, agli asciugamani, ai libri, alle visiere e ai polsini. … Nessuno, all’infuori di me, tocca la mia borsa da tennis che, quando finalmente è pronta, rimane accanto alla porta, come l’equipaggiamento di un sicario, a segnalare che l’ora delle streghe è ormai vicina».


Riesci a percepire la potenza di questa immagine? Hai un rituale e ancoraggi tutti tuoi?!

È il momento di agire!
Grazie a un percorso di allenamento mentale studiato su misura per te, possiamo trovare l’obiettivo in grado di scatenare la motivazione necessaria per imparare a soffrire, perché per diventare dei numeri uno non ci sono scorciatoie, ma solo lacrime e sudore, prima di gioie e onori, e possiamo mettere a punto rituali e ancoraggi «da sicario». Intanto ti invito ad acquistare il mio libro, nel quale troverai 47 strategie per diventare campioni nello sport e nella vita, poi contattami e ne parliamo! Come dico sempre, “alza le chiappe dal divano e muoviti, fai il primo passo verso il tuo obiettivo”, e anche rompere il ghiaccio con un’opinione o una domanda è un modo per uscire dal torpore e passare all’azione, non credi? ;)

Ultima modifica il Giovedì, 17 Marzo 2022 09:14

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