È tutta colpa della parabola
Hai qualche vaga reminiscenza di geometria? Ecco, la prestazione sportiva, ma in senso lato potremmo dire la nostra vita, è come una parabola rovesciata.
Nella sua fase iniziale cresce, anche velocemente e in modo quasi verticale; poi la crescita rallenta e la curva tende ad appiattirsi; infine la curva inverte la rotta e inizia ad andare a picco.
Mettiamo da parte la parabola della vita (semmai dedicherò a questa riflessione filosofica una Pillola a parte) e teniamo il focus sulla prestazione sportiva.
Quando un giovane atleta inizia a praticare uno sport (parlo di “giovane atleta” per semplicità, però il ragionamento è valido anche da veterani), vive una fase di inebriante euforia, perché i miglioramenti sono veloci e costanti. Il limite della prestazione viene percepito come un punto ancora molto lontano e il divertimento è massimo.
Arriva il giorno tanto atteso di una competizione vera (io ricordo ancora come se fosse ieri la mia prima gara!) e il divertimento puro si trasforma in tensione agonistica. Magari non si ottiene subito il risultato sperato e quella tensione agonistica iniziale diventa ben presto una sana cattiveria agonistica, c’è la voglia di mettersi alla prova per vincere.
Prima o dopo, visto che il duro lavoro paga sempre, arriva la tanto agognata vittoria, ed è proprio lì che il tarlo dei pensieri negativi può iniziare a rosicchiare pezzetti di fiducia.
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Può perdere soltanto chi prova a vincere
Ecco che allora si può dare il merito al “caso”: «Eh, questa gara è andata bene, ma chissà quando riuscirò a ripetermi…», come se tutto fosse stato deciso da un lancio di dadi.
Oppure si invoca la buona sorte: «Sì, sono stato fortunato e ho vinto, ma quando mi ricapita!», come se la Dea Bendata non avesse avuto altro di meglio da fare che decidere di far vincere un suo eletto.
E quell’«Oggi non avevo niente da perdere…», giusto per concludere la carrellata, non ti ricorda forse qualcosa? Certo, sono passati più di 4 anni, ne parlavo nella Pillola 98 e quel Tokyo 2020 a cui facevo riferimento è diventato un Tokyo 2021, anche se manterrà la stessa etichetta, ma erano parole di Fabio Basile, il judoka che a Rio 2016 aveva conquistato il 200° oro olimpico della storia italiana.
Al termine della sua gara, Fabio, ancora incredulo e travolto dall’inaspettato successo, disse: «Qui a Rio ho dato tutto me stesso, perché non avevo niente da perdere e nessuno si aspettava niente da me, ma a Tokyo, nel 2020, avrò qualcosa da perdere».
Quando ho ascoltato l’intervista ho inevitabilmente pensato alla mia regola numero 6, che recita così:
Quando gareggi “per vincere”, non hai nulla da perdere, mentre quando gareggi “per non perdere”, hai tutto da perdere e nulla da guadagnare.
Il caso, la buona sorte o l’idea di avere qualcosa da perdere sono tutte TRAPPOLE MENTALI!
Grazie al caso puoi andare al casinò, puntare sul 25 e vincere! A quel punto ti convinci che sei baciato dalla buona sorte, un concetto a metà strada tra il mistico e l’irrazionale, e continui a giocare, perdendo inesorabilmente la somma che avevi vinto e pure il piccolo gruzzoletto inziale. E ovviamente darai la colpa alla fortuna che ti ha voltato le spalle proprio sul più bello…
Grazie al caso, invece, non si vince una competizione. Non è il caso che ti ha fatto correre un decimo al di sotto del tuo primato personale, saltare l’asticella posta a un centimetro al di sopra del tuo limite precedente e così discorrendo.
La fortuna aiuta, ma è il duro lavoro che paga
È il duro lavoro, abbondantemente irrorato di sudore e condito con tanta fatica, che porta a migliorare quel decimo e quel centimetro e questi miglioramenti, ficcatelo bene in testa, non arrivano PER CASO o per BUONA SORTE.
Il mio libro “Atleta Vincente. Strategie e tecniche per diventare campioni nello sport e nella vita”, un vero e proprio manuale che rivela i segreti dell’atteggiamento mentale adottato dai Vincenti per raggiungere i loro traguardi: lo trovi su Amazon.it
Dunque, se ancora non hai capito dove intendo andare a parare, devi lavorare sul tuo mindset, per trasformare un modo di pensare da perdente in una mentalità vincente e per accettare il fatto che il miglioramento che hai raggiunto è tutto merito tuo, ovvero: se lo hai fatto una volta, puoi rifarlo.
Puoi rifarlo, tuttavia, soltanto se tieni il focus su te stesso e sulle tue sensazioni, perché, ricordalo sempre, puoi controllare quello che accade dentro di te, non quello che succede attorno a te o quello che fanno e pensano i tuoi avversari.
E tieni bene a mente anche un secondo monito: più grande è il talento che gara dopo gara scopri di possedere e più importante deve essere l’impegno per mantenere intatta la motivazione a raggiungere gli obiettivi, ossia a migliorare di altri decimi o di altri centimetri la tua prestazione.
È il momento di agire!
Ti piacerebbe lavorare con me per scoprire tutto il potenziale che ti permetterà di migliorare la tua prestazione decimo dopo decimo o centimetro dopo centimetro, imparando a pensare soltanto a quello che puoi ottenere e non a quello che hai paura di perdere o di non ripetere? Se la tua risposta è sì, contattami e ne parliamo… Come dico sempre, “alza le chiappe dal divano e muoviti, fai il primo passo verso il tuo obiettivo”, e anche rompere il ghiaccio con un’opinione o una domanda è un modo per uscire dal torpore e passare all’azione, non credi? ;)