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I neuroni specchio

Avete presente un funambolo? Una corda, metri sopra il vuoto e voi lì, con lo sguardo alla corda e la mente al vuoto, un brivido che attraversa il corpo e lo stesso corpo che si muove, quasi impercettibilmente, coi movimenti dell’uomo sospeso, per evitare la caduta. Perché si può cadere davvero o per empatia, la qual cosa è poi il motivo per il quale si va al circo. È stato Adam Smith, economista e filosofo settecentesco, a notare il meccanismo d’identificazione, paragonandolo, per contrasto al «piacere di vedere la felicità negli altri».

«I neuroni specchio: un meccanismo per capire gli altri», una conferenza durante la quale il Giacomo Rizzolatti, professore ordinario di Fisiologia umana, direttore del dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Parma, ha fatto luce sul “perché” tendiamo a riprodurre le azioni altrui e, in definitiva, a essere felici quando gli altri lo sono. Una teoria che parte dalla scoperta di quei neuroni, situati in gran parte del cervello umano e animale, che si attivano ogni volta in cui viene compiuta o riconosciuta un’azione. Il meccanismo è semplice: quando prendo un cucchiaio, si attiva in me un certo neurone, lo stesso che viene acceso nel momento in cui vedo qualcuno prendere un cucchiaio.

Dato che il processo è immediato non si può parlare di imitazione, ma di comprensione diretta, esperienza interiore che si traduce in azione senza la mediazione dell’astrazione logica. Pare che detti neuroni, scoperti grazie all’osservazione del comportamento di alcuni macachi studiati da un gruppo di ricercatori di Parma, siano assenti nell’individuo autistico che avrebbe quindi un deficit non tanto di conoscenza del mondo, come si era sin ora supposto, quanto di regolarizzazione dei propri movimenti, mancando quell’anello di congiunzione tra l’azione e l’intenzione, costituito proprio dai neuroni specchio. È loro attribuibile, infatti, non solo la facoltà di riconoscere un’azione, ma anche quella di comprendere immediatamente dove si andrà a parare, il fine di quell’azione: ogni volta che si prende un cucchiaio, si sa anche il perché e il corpo si comporta di conseguenza, preparandosi al fine, ad esempio il mangiare, del primo movimento.

Uno specchio che si attiva anche con le emozioni: è sufficiente mostrare la smorfia del disgusto perché si “colorino” i neuroni corrispondenti o far pervenire un odore molto sgradevole, a riprova che essi non sono messi in azione esclusivamente dalla vista. Tutto questo dimostra in maniera scientifica un nostro fondamentale altruismo che potrà essere applicato ai più svariati campi, come l’economia, sino ad oggi dominati dall’opposta idea di un naturale egoismo umano. Grazie a un paio di macachi, attraverso un lungo giro di sofisticati metodi di visualizzazione dei processi neurologici e sperimentazione, il gruppo di Rizzolatti ha reso visibile la massima evangelica «Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te».

            Stefania Grassi





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Aronta è quel ch'al ventre li s'atterga,

che ne' monti di Luni, dove ronca

lo Carrarese che di sotto alberga,

ebbe tra ' bianchi marmi la spelonca

per sua dimora; onde a guardar le stelle

e 'l mar no li era la veduta tronca.


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