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Caffaz alla Pulce: politica, amarcord e una parentesi… rosa

«Sulla base della situazione attuale, penso che a Massa Forza Italia debba calare l’asso e presentare un proprio candidato a sindaco. Il nostro partito oggi non accetta imposizioni da nessuno. Nomi per ora non ce ne sono, e anche se ci fossero non li saprei».


Simone Caffaz, portavoce dell’opposizione carrarese, ospite della Pulce, in onda il martedì sera su Teleriviera (replica domani, venerdì, alle 13), con queste parole ha spazzato via la commozione scaturita nell’ampia prima parte della trasmissione, tutta dedicata all’amarcord, ed è entrato nel vivo dell’attesa parentesi politica. Il conduttore Massimo Binelli lo aveva incalzato ricordandogli un accordo preso all’epoca della sua candidatura a sindaco di Carrara, accordo che prevedeva, stando a molti testimoni (lo ha rammentato anche Maurizio Lorenzoni in una recente intervista), di lasciare ad An la candidatura a sindaco di Massa e la Provincia a FI.

«All’epoca della mia candidatura – ha precisato Caffaz – si disse che uno degli enti territoriali che sarebbero andati al voto nel 2008 sarebbe spettato ad An. La candidatura di Corrado Amorese, resa nota con largo anticipo, è valida, ho grande stima di lui e ammiro il suo coraggio di proporsi. Nonostante ciò, le dichiarazioni di Silvio Vita (il coordinatore provinciale di FI ha detto che preferirebbe appoggiare il sindaco uscente Fabrizio Neri, parole in linea con la «fuga in avanti» verso il Pd, ndr), che possono essere considerate precipitose, hanno aperto un dibattito positivo».



Simone Caffaz e Massimo Binelli



Sulle questioni carraresi, Binelli ha chiesto a Caffaz se la «fronda» in atto tra gli «azzurri» derivi da errori commessi, comprese le decisioni di confermare Angelo Borghetti e Silvio Vita al coordinamento comunale e provinciale. «Intanto – ha affermato Caffaz – secondo me club e circoli sono un arricchimento e avranno un ruolo, ma non vanno bene per fare fronda. C’è qualcuno che interpreta le dinamiche interne al partito in modo diverso rispetto alla maggioranza, tuttavia non è detto che non si possa ricondurre il tutto all’unitarietà. E sui due nomi non abbiamo sbagliato: Vita era l’unico che poteva riuscire a mettere d’accordo Massa con Carrara e con la Lunigiana, mentre Borghetti come commissario ha ricostruito un partito che era praticamente distrutto».

Infine un commento sul ruolo dell’opposizione. «Bisogna smetterla di dire che io “inciucio” con Zubbani tutte le volte che parlo con Zubbani e con Ragoni tutte le volte che parlo con Ragoni. Abbiamo detto in passato che maggioranza e opposizione avrebbero dovuto riconoscersi reciprocamente, e intendo dialogare sia con le anime residue della CdL sia con la parte moderata del centrosinistra. Ma l’opposizione deve fare e farà l’opposizione (con riferimento al «rischio di zubbanizzazione di FI» paventato durante il recente congresso provinciale, ndr): non c’è e non ci sarà alcun inciucio. Se non c’è riconoscimento reciproco o c’è solo conflittualità significa che ci si trova in una situazione patologica».

Quarantacinque minuti di trasmissione sono stati dedicati alla lunga esperienza televisiva giovanile di Caffaz, che si è lasciato andare a una confessione inedita: «Da ragazzo soffrivo di una forte balbuzie e avevo delle difficoltà a comunicare, anche a scuola. In prima superiore sono stato rimandato in tre materie perché non riuscivo a comunicare: la tv mi ha insegnato a parlare e mi commuovo nel ricordarlo, anche perché è la prima volta che lo faccio pubblicamente». Sono stati mandati in onda spezzoni delle interviste ad Arrigo Sacchi (Telelunigiana, ’90), con una domanda impertinente su Corrado Orrico che, a detta del giovane Caffaz, affermò di essere stato «suo maestro» («Oggi questa stessa domanda forse la farei in chiusura», ha commentato Caffaz), e al compianto Gigi Sabani, poi alcuni momenti della Guerra dei licei, una manifestazione di successo organizzata da Caffaz con Nicola Marchetti e Sergio Iardella («Nell’edizione “Full Monty” del ’98, mio primo anno di elezione come consigliere nella lista di don Ermanno Biselli, ci cacciarono dall’auditorium dei Gesuiti!»).

A conclusione del capitolo tv, un’idea a favore di Giuseppe Annunziata, patron di Teleriviera dal ’77, anno della fondazione: «Chiederò a un collega di Massa di proporre una mozione per tributarle una benemerenza civica».

Colpo di scena al momento della fatidica e temuta telefonata a sorpresa. Il conduttore ha annunciato che aveva contattato Deborah Chiappini, moglie di Salvatore Sottile, l’ex portavoce di Giangfranco Fini, autrice del libro «Io gli uomini non li capisco», per chiederle un commento in diretta sulle voci che erano uscite durante la campagna elettorale di Caffaz. «Mi dispiace – è stata la risposta riferita da Binelli – ma sono uscite notizie sul mio conto assolutamente false. Mi attribuiscono una storia con Caffaz, ma non è vero, eravamo solo amici». «Sono sorpreso – ha ribattuto l’interessato – e anche se del mio privato in pubblico parlo poco, preferisco replicare perché credo che la verità non faccia mai male. Le malvagità che sono uscite in campagna elettorale erano volte soprattutto a screditare me e hanno gettato fango indirettamente su di lei, però Deborah ed io abbiamo avuto una storia di sei mesi, tra la fine del ’96 e l’inizio del ’97, eravamo entrambi liberi e non c’era nulla da nascondere, non capisco perché negarlo…».

In chiusura una domanda al vetriolo: «Caffaz, la gente si chiede quando vai a lavorare…». «Domanda interessante. Ho interrotto ogni attività lavorativa – ha misurato le parole – per dedicarmi alla campagna elettorale e quello che dovrebbe esser visto come un grande sacrificio per la città viene visto come una pecca. A questa logica non mi sottopongo».

Dal lungo faccia a faccia è uscito un Simone Caffaz a tratti con gli occhi lucidi, non schivo sulle delicate questioni personali e grintoso sui temi caldi della politica. Una bella pagina di televisione.

Il servizio è stato pubblicato da La Nazione oggi, 10 gennaio, in Cronaca Carrara, pag. X:







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Aronta è quel ch'al ventre li s'atterga,

che ne' monti di Luni, dove ronca

lo Carrarese che di sotto alberga,

ebbe tra ' bianchi marmi la spelonca

per sua dimora; onde a guardar le stelle

e 'l mar no li era la veduta tronca.


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Anonimo on :

bravo simone

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