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Il Blog di Massimo Binelli

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Sul merito puramente sportivo delle Olimpiadi di Tokyo 2020, andate in scena nel 2021 causa pandemia da Covid-19, è già stato detto e scritto tutto, quindi non intendo aggiungere altro. Non si è ancora spenta, invece (ed è un bene!) l’eco delle interviste rilasciate “a caldo” dai due campioni olimpici, Lamont Marcell Jacobs, incoronato re della velocità dopo aver disputato una gara di 100 metri al limite della perfezione tecnica e stilistica, e Gianmarco “Gimbo” Tamberi, coinquilino di Mutaz Essa Barshim sul gradino più alto del podio del salto in alto. In preda alla travolgente euforia olimpica, sia Tamberi sia Jacobs hanno incluso nei ringraziamenti di rito il loro mental coach, una figura professionale da tempo entrata, un po’ in sordina, nello staff di un atleta, ma sdoganata a Tokyo per merito di quel “grazie al mio mental coach” che ha cambiato per sempre il nostro mondo. Dopo quelle interviste, tuttavia, è successo qualcosa di inatteso.

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«Cos’è il Mental Coaching?», «Che differenza c’è tra la Formazione e il Coaching?», «Cosa vuol dire “fare coaching”?». Ci sono atleti che mi contattano dopo aver divorato vari libri (alcuni di loro hanno letto anche il mio “Atleta Vincente” e me lo citano a memoria!) e mi domandano se userò quella tecnica o quell’altra, ma per la maggior parte delle persone che si rivolgono a me il mental coaching è ancora un mondo misterioso. Per tale ragione ho deciso di spiegare in questa Pillola cosa succede quando un atleta, indipendentemente dal sesso, dallo sport praticato e dall’età, decide di iniziare a lavorare sulla propria crescita personale e sportiva.

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Nel mio libro “Atleta Vincente”, ormai diventato un bestseller (e al proposito ti ricordo che puoi averlo in omaggio, con la mia dedica, tramite il videocorso AtletaVincente.com), affermo che le strategie e le tecniche per diventare campioni nello sport e nella vita, condensate in 47 Pillole di Coaching, le ho sperimentate e messe a punto in oltre 35 anni di esperienza, tra sport e professione, e continuo a perfezionarle giorno dopo giorno. Anche il progetto “Zona Vincente” è frutto di un duro lavoro. Sono stati necessari anni di ricerca, infatti, perché la mia idea iniziale di sviluppare prodotti con caratteristiche uniche era una sfida al limite dell’impossibile…

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Ho già parlato di alimentazione nella Pillola 128. Torno sul tema perché da quando ho sfornato la Pillola a oggi sono stato contattato da centinaia di atleti che mi hanno chiesto “consigli” su come potenziare le loro prestazioni migliorando l’alimentazione. Ribadisco che non sono un medico nutrizionista, quindi il mio livello di osservazione era all’epoca e resta oggi quello dei principi di base del coaching nutrizionale, ovvero dell’“educazione alimentare”, regole fondamentali che ogni atleta e, più in generale, ogni persona dovrebbe conoscere.

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L’ispirazione per cucinare questa Pillola mi è venuta dopo aver macinato un po’ di chilometri alla guida della mia nuova auto elettrica. La 157, in questo senso, è stata profetica e, poco dopo averla sfornata, una Tesla me la sono comprata per davvero (al proposito, se te la sei persa, fatti quattro risate con la Pillola di Natale)! Ben presto ho imparato che un’auto alimentata a batteria si comporta in modo praticamente opposto rispetto a una con il motore a scoppio: consumi estremamente ridotti alle basse velocità e in città e aumento quasi “esponenziale” man mano che la velocità aumenta. Quando sei in viaggio, dunque, e stai esaurendo la carica, occorre adattare la velocità in funzione della distanza che ti separa della colonnina più vicina. Ebbene, anche il nostro sistema nervoso ha una specie di “accumulatore di energia”, tant’è che più volte ho parlato di ricaricare la “batteria” degli ancoraggi, e questa energia va dosata in funzione della distanza da percorrere e della velocità, proprio come si fa con una macchina elettrica, altrimenti ti pianti per strada (e, per inciso, non puoi andare al distributore con una tanica…).

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«Massimo, parlaci dell’amore per il gioco. Ovvero, la differenza tra l’amore per il gioco e l’aggressività negativa o inutile». È il suggerimento che ho trovato tra i commenti alla Pillola 157, che accolgo con piacere, anche perché il “sano divertimento” è un mio cavallo di battaglia. Quando spiego la tecnica della bolla di energia, per esempio, dico che arrabbiarsi, essere aggressivi e, in senso lato, pensare a cose che non fanno parte del presente la fa scoppiare. Per conservarla integra per tutto il tempo necessario occorre mantenere la calma e la fiducia, ovverosia «è fondamentale abbandonare la rabbia e il nervosismo e avere un atteggiamento sorridente e sereno, perché un atleta, di qualunque livello, gode di quel che fa». Non è forse vero che i praticanti delle discipline sportive più ricche e seguite sono dei “giocatori”? Giocatori di calcio, giocatori di rugby, giocatori di tennis, giocatori di golf… Che equilibrio deve crearsi, dunque, tra gioco e agonismo?

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A Campi Bisenzio, in Toscana, la regione in cui vivo, c’è lo stadio “Emil Zatopek”, dove ogni anno si svolgono manifestazioni importanti di atletica leggera. Nel settembre 2019, per esempio, ha ospitato i Campionati Italiani Master e il sottoscritto, ovviamente, ha disputato il fatidico Giro della Morte. Quando vengono organizzate gare del settore giovanile (alle quali, come è noto, partecipo finché riuscirò a far “mangiare la polvere” a qualche baldo giovine, in virtù del mio motto: “Alla partenza ti guardano con sufficienza, al traguardo con riverenza”), la domanda aleggia immancabilmente nell’aria: “Zatopek, chi era costui?

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Con le staffette 4x400, che hanno assegnato le ultime medaglie, si sono chiusi, domenica 15 settembre, allo stadio “Giovanni Chiggiato” di Caorle, i Campionati Europei Master di Atletica Leggera, tornati in Italia, a Venezia, e distribuiti tra le sedi di Jesolo, Eraclea e Caorle, dopo ben 21 anni di assenza (l’ultima edizione outdoor sul territorio nazionale risale al settembre 1998, quando si disputarono a Cesenatico).

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Nella Pillola 132 ho già affrontato il tema della “gara importante” e ho spiegato che per riuscire a dare il massimo in ogni circostanza bisogna rispettare alcune sequenze di attivazione, dalla creazione della consapevolezza, che fa aumentare il senso di responsabilità personale, alla visualizzazione e riscaldamento mentale, in cui inizia a prendere forma la cattiveria agonistica, per finire con la costruzione della bolla. Molto spesso, tuttavia, il problema non è riuscire a gestire la gara, ma è arrivare a quel momento con le batterie cariche, perché la tensione che si crea attorno a un evento che la mente percepisce come “importante” rischia di produrre un pericoloso corto circuito.

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Ciò che sto per dirti potrà sembrare un “accecante lampo di ovvietà”, ma ti assicuro che non è poi così scontato come parrebbe. Mi riferisco a quel periodo sacrosanto di “scarico” che ciascun atleta dovrebbe ritagliarsi tra la fine di una stagione agonistica e l’inizio della preparazione per la stagione successiva. Si tratta di una forma di “reset” per ripartire da Vincenti complementare rispetto a quella di cui ho parlato nella Pillola 130 ed è ugualmente da intendersi come il “riavvio” richiesto dal sistema operativo del tuo pc dopo un aggiornamento.

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