Se non ti ritieni un buon oratore, e se il solo pensiero di parlare in pubblico scatena un diluvio di emozioni dentro di te (al proposito, se te la sei persa, ti invito a vedere la pillola in cui parlo di ansia ed eccitazione), ti rassicuro subito: puoi diventarlo. Salvo casi particolari, sappi che non esistono abilità fisiche e mentali che non possano essere acquisite con volontà e impegno.
Omaggio a monsieur de La Palisse
Suggerimento, che vale un corso di laurea: per imparare a parlare in pubblico, bisogna iniziare a… parlare in pubblico! Quando hai finito di insultarmi, rifletti un attimo. Se vuoi imparare a fare i tiri liberi a canestro, devi esercitarti con migliaia di tiri liberi; se vuoi imparare a giocare a golf, devi colpire milioni di palle, prima di riuscire a centrarne una senza arare il green; e se vuoi imparare a parlare in pubblico, devi iniziare a farlo, in un’assemblea di condominio, in un consiglio di classe, in parrocchia o al circolo delle bocce. Una volta rotto il ghiaccio, sarà più facile affrontare uditori più esigenti e più coinvolgenti emotivamente, con tutto il rispetto per la parrocchia e per il circolo delle bocce.
Attiva il radar
Quando prendi la parola, anche se tutti sanno già chi sei e anche se sei stato presentato, usa i primi 30 secondi per dare qualche informazione su di te, per attirare l’attenzione con qualcosa di curioso. È un rituale che ti infonde sicurezza e che consente al tuo ascoltatore di decidere se continuare a dedicarti la sua attenzione in rigoroso silenzio o se spegnere il cervello e iniziare a spippolare sul suo smartphone finché non dici «grazie, ho finito». Appena inizi a parlare, scegli tra il pubblico due o tre persone che ti sembrano attente a ciò che dici, posizionate rispettivamente alla tua destra, davanti a te e alla tua sinistra, e cerca di incrociare il loro sguardo alternativamente per alcuni secondi. L’effetto sarà quello di catturare l’attenzione di interi settori della platea.
Lascia il pappagallo a casa sul trespolo
Se hai preso appunti, perché stai per esporre un intervento articolato, condensa ogni passaggio in parole chiave, e ricostruisci il discorso senza ripetere a memoria. Dopo che ti sarai esercitato prima con la visualizzazione e poi davanti a uno specchio, con un registratore accesso per riascoltarti subito dopo, vedrai che tutto è molto più facile di quel che sembra. Sappi che esistono tecniche mnemoniche per ricordare discorsi lunghissimi sulla base di poche parole per ogni paragrafo, quindi non dovrai “girare pagina”, dando così l’impressione di aver scritto tutto parola per parola. Più il tuo intervento sembrerà “a braccio” e più susciterai attenzione e interesse.
Inoltre, devi imparare a scegliere i tempi giusti e, soprattutto, devi dosare sapientemente le pause, ma per questo è necessario un allenamento specifico che potremo svolgere assieme, perché serve tanta pratica, non basta una Pillola per sapere come fare.
Linguaggio verbale e non verbale
Infine, è di fondamentale importanza scegliere un linguaggio, ossia verbi, parole e metafore, da far arrivare al canale di comunicazione principale dei tuo interlocutori, che può essere associato a uno dei sensi visivo, uditivo o cinestesico (quest’ultimo racchiude i sensi del gusto, del tatto e dell’olfatto). Se hai davanti poche persone puoi anche riconoscere il canale predominante di ciascun interlocutore e regolarti di conseguenza quando ti rivolgi all’uno o all’altro, ma se l’uditorio è numeroso devi bilanciare tra i tre canali le tue scelte linguistiche. Anche in questo caso, occorre un allenamento specifico, perché il tema è vasto e richiede opportuni approfondimenti.
Ci sono poi altre questioni, come la postura da tenere, il gesticolare, la ricerca dell’interazione, ma ne parleremo nei commenti, se vorrai.
Un’ultima cosa: se ti è stato concesso di parlare per un certo tempo, rispetta rigorosamente i minuti assegnati, altrimenti tutto ciò che hai detto prima di sforare perde di efficacia per lasciar posto a sensazioni di fastidio e di invadenza.
È il momento di agire!
Che ne pensi di lasciare proprio tu il primo commento qui sotto? Come dico sempre, “alza le chiappe dal divano e muoviti, fai il primo passo verso il tuo obiettivo”, e anche rompere il ghiaccio con un’opinione o una domanda è un modo per uscire dal torpore e passare all’azione, non credi? ;)
Vuoi che te la racconti io? Ok, clicca e guarda il video...
Omaggio a monsieur de La Palisse
Suggerimento, che vale un corso di laurea: per imparare a parlare in pubblico, bisogna iniziare a… parlare in pubblico! Quando hai finito di insultarmi, rifletti un attimo. Se vuoi imparare a fare i tiri liberi a canestro, devi esercitarti con migliaia di tiri liberi; se vuoi imparare a giocare a golf, devi colpire milioni di palle, prima di riuscire a centrarne una senza arare il green; e se vuoi imparare a parlare in pubblico, devi iniziare a farlo, in un’assemblea di condominio, in un consiglio di classe, in parrocchia o al circolo delle bocce. Una volta rotto il ghiaccio, sarà più facile affrontare uditori più esigenti e più coinvolgenti emotivamente, con tutto il rispetto per la parrocchia e per il circolo delle bocce.
I miei libri: “Atleta Vincente”, che contiene 47 strategie per diventare campioni nello sport e nella vita, e “Pillole di Coaching”, che propone 60 Esercizi di allenamento mentale e 40 Domande Potenti per diventare mental coach di sé stessi.
Attiva il radar
Quando prendi la parola, anche se tutti sanno già chi sei e anche se sei stato presentato, usa i primi 30 secondi per dare qualche informazione su di te, per attirare l’attenzione con qualcosa di curioso. È un rituale che ti infonde sicurezza e che consente al tuo ascoltatore di decidere se continuare a dedicarti la sua attenzione in rigoroso silenzio o se spegnere il cervello e iniziare a spippolare sul suo smartphone finché non dici «grazie, ho finito». Appena inizi a parlare, scegli tra il pubblico due o tre persone che ti sembrano attente a ciò che dici, posizionate rispettivamente alla tua destra, davanti a te e alla tua sinistra, e cerca di incrociare il loro sguardo alternativamente per alcuni secondi. L’effetto sarà quello di catturare l’attenzione di interi settori della platea.
Lascia il pappagallo a casa sul trespolo
Se hai preso appunti, perché stai per esporre un intervento articolato, condensa ogni passaggio in parole chiave, e ricostruisci il discorso senza ripetere a memoria. Dopo che ti sarai esercitato prima con la visualizzazione e poi davanti a uno specchio, con un registratore accesso per riascoltarti subito dopo, vedrai che tutto è molto più facile di quel che sembra. Sappi che esistono tecniche mnemoniche per ricordare discorsi lunghissimi sulla base di poche parole per ogni paragrafo, quindi non dovrai “girare pagina”, dando così l’impressione di aver scritto tutto parola per parola. Più il tuo intervento sembrerà “a braccio” e più susciterai attenzione e interesse.
Per approfondire: “PNL per comunicare in pubblico”, di Tad James e David Shepard
Inoltre, devi imparare a scegliere i tempi giusti e, soprattutto, devi dosare sapientemente le pause, ma per questo è necessario un allenamento specifico che potremo svolgere assieme, perché serve tanta pratica, non basta una Pillola per sapere come fare.
Linguaggio verbale e non verbale
Infine, è di fondamentale importanza scegliere un linguaggio, ossia verbi, parole e metafore, da far arrivare al canale di comunicazione principale dei tuo interlocutori, che può essere associato a uno dei sensi visivo, uditivo o cinestesico (quest’ultimo racchiude i sensi del gusto, del tatto e dell’olfatto). Se hai davanti poche persone puoi anche riconoscere il canale predominante di ciascun interlocutore e regolarti di conseguenza quando ti rivolgi all’uno o all’altro, ma se l’uditorio è numeroso devi bilanciare tra i tre canali le tue scelte linguistiche. Anche in questo caso, occorre un allenamento specifico, perché il tema è vasto e richiede opportuni approfondimenti.
Ci sono poi altre questioni, come la postura da tenere, il gesticolare, la ricerca dell’interazione, ma ne parleremo nei commenti, se vorrai.
Un’ultima cosa: se ti è stato concesso di parlare per un certo tempo, rispetta rigorosamente i minuti assegnati, altrimenti tutto ciò che hai detto prima di sforare perde di efficacia per lasciar posto a sensazioni di fastidio e di invadenza.
È il momento di agire!
Che ne pensi di lasciare proprio tu il primo commento qui sotto? Come dico sempre, “alza le chiappe dal divano e muoviti, fai il primo passo verso il tuo obiettivo”, e anche rompere il ghiaccio con un’opinione o una domanda è un modo per uscire dal torpore e passare all’azione, non credi? ;)