I veri avversari sono gli alibi preventivi
Prima di rispondere alla domanda, proviamo a mettere assieme le tecniche di attivazione agonistica che propongo nel mio percorso AtletaVincente.com e nel mio libro “Atleta Vincente” e applichiamole al caso di una competizione fatta di scontri diretti a eliminazione, un po’ come accade anche nel tabellone del tennis, dove prima o poi capita di incontrare il numero uno al mondo nelle fasi eliminatorie, e ovviamente sono dolori.
I miei libri: “Atleta Vincente”, che contiene 47 strategie per diventare campioni nello sport e nella vita, e “Pillole di Coaching”, che propone 60 Esercizi di allenamento mentale e 40 Domande Potenti per diventare mental coach di sé stessi.
Arrivati sul luogo dove si disputerà la gara, suggerisco di partire sempre dalla creazione della consapevolezza del momento, che è un fattore di successo chiave per raggiungere performance elevate, perché fa aumentare il senso di responsabilità personale. L’atleta che sente la responsabilità della prova che sta per affrontare è pienamente consapevole che la sua prestazione dipenderà dalle sue azioni e dalle sue scelte, non dalle scelte o dagli errori degli altri, quindi, da quell’istante in poi, non ci sono più alibi o scuse che tengano.
Poi c’è la fase di visualizzazione e riscaldamento mentale, in cui la sensazione di cosa sta accadendo dentro il proprio corpo e attorno a sé, nell’ambiente in cui ci si trova, viene racchiusa nella bolla. L’atleta tiene al suo interno tutto ciò che gli è utile; ciò che non serve e che non è riferito al momento presente, resta fuori dalla bolla. A quel punto, è pronto per affrontare la sua prova, con l’unico atteggiamento possibile, quello descritto dalla “regola” che introduce la Pillola 18 del libro “Atleta Vincente”:
Se gareggi “per vincere”, non hai niente da perdere; se gareggi “per non perdere”, hai già perso.
Gareggiare “per vincere” vuol dire avere fiducia nelle proprie possibilità e dare il meglio di sé, perché non si ha nulla da perdere. Gareggiare “per non perdere”, invece, vuol dire calarsi fin dall’inizio nella parte del “non vincente”, un ruolo in cui si ha sempre tutto da perdere, perché porta ad adottare una strategia basata sul risultato utile, non sulla propria prestazione, e in questo caso il risultato utile sarebbe stato il passaggio del turno con il minimo dispendio di risorse.
Vuoi che te la racconti io? Ok, clicca e guarda il video...
Glielo dico o non glielo dico?, questo è il problema!
A questo punto recupero la domanda iniziale: dal punto di vista mentale – dicevo –, quali sono i pro e i contro di una strategia mirata a tenere l’atleta all’oscuro del vero valore dell’avversaria?
Se l’atleta è pienamente consapevole che dovrà dare il meglio di sé a partire dal primo incontro, non si risparmierà, perché è del tutto inutile pensare ai successivi combattimenti se già il primo assume il valore di una finale. Se invece l’atleta ignora il valore dell’avversario, rischia di partire in sordina, con ben poche possibilità di far risalire la cattiveria agonistica al livello adeguato nel breve tempo di un combattimento, quando si rende conto che il passaggio del turno è tutt’altro che una formalità.
Ogni incontro fa storia a sé, quindi va affrontato come se fosse il più importante di tutta la gara. Spostarsi nel futuro, ossia immaginare di “risparmiarsi” per avere energie da investire nei combattimenti successivi, è solo un’illusione, perché non abbiamo alcun serbatoio in cui accumulare le risorse non spese. Ne sanno qualcosa i quattrocentometristi: fare un passaggio ai primi 200 metri più lento di un secondo, non dà alcuna garanzia di poter completare la seconda frazione di gara più veloce di un secondo, perché la “botta” di acido lattico arriva comunque! Il segreto è dare sempre quel che si ha, sapendo certamente gestire la gara, ma senza risparmiare nulla: se siamo allenati adeguatamente, ci pensa l’adrenalina a farci raschiare il fondo del barile...
Gli unici casi in cui un atleta nettamente superiore rispetto ai suoi avversari può davvero risparmiarsi sono quelli in cui, proprio come nell’atletica leggera, l’approdo alla finale avviene tramite turni successivi di batterie e semifinali. In tali circostanze è del tutto inutile arrivare al proprio limite, se per qualificarsi, ad esempio, basta rientrare nei primi due della prova. Negli scontri diretti, invece, ogni turno potenzialmente è già una finale, quindi va affrontato, lo rimarco, senza fare alcun calcolo, per evitare di essere travolti dai rimpianti.
Per queste ragioni, ribadisco l’importanza di svolgere un programma di allenamento mentale sia lato atleti sia lato allenatori, perché per ottenere il miglior risultato possibile dalle strategie e dalle tecniche di potenziamento mentale che propongo nei miei percorsi è fondamentale che tali strategie e tali tecniche siano comprese, approvate e condivise. In caso contrario, il rischio è che un atleta, seppure preparato fisicamente e tecnicamente, affronti la gara con un atteggiamento sbagliato, compromettendo così tutte le proprie chance di successo.
È il momento di agire!
Grazie a un percorso di allenamento mentale che coinvolga gli atleti e i loro allenatori, è possibile ottenere i migliori risultati in armonia con la mia Formula dell’Atleta Vincente, di cui parlo nella prima sessione gratuita del videocorso AtletaVincente.com, che prevede una somma algebrica tra competenza tecnica, prestanza fisica e potenza mentale. Allenatore o atleta che tu sia, intanto ti invito ad acquistare il mio libro, nel quale troverai tutti gli strumenti che ti servono da entrambi i livelli di osservazione, poi contattami e ne parliamo! Come dico sempre, “alza le chiappe dal divano e muoviti, fai il primo passo verso il tuo obiettivo”, e anche rompere il ghiaccio con un’opinione o una domanda è un modo per uscire dal torpore e passare all’azione, non credi? ;)