“Devi passare sul mio cadavere!”
Innanzitutto rimarco che il termine “cattiveria”, proprio perché lo scrivo tra virgolette, è da intendersi con un’accezione positiva, è un’iperbole della motivazione, di quella grinta che sprizza dagli “occhi della tigre”. Nella Pillola 70 dicevo che se dimostriamo fiducia in noi stessi, sguardo fermo e penetrante e piena concentrazione, ossia se siamo in quella particolare condizione che ho definito di “massima attivazione agonistica”, abbiamo già metà della vittoria in tasca.
I miei libri: “Atleta Vincente”, che contiene 47 strategie per diventare campioni nello sport e nella vita, e “Pillole di Coaching”, che propone 60 Esercizi di allenamento mentale e 40 Domande Potenti per diventare mental coach di sé stessi.
La cattiveria agonistica è quella sensazione che sale tanto nell’adrenalinico atleta da combattimento, che prima di affrontare un avversario dice a sé stesso “Non vedo l’ora di spezzarlo in due” (ricordi il famoso “Io ti spiezzo in due! ” di Ivan Drago in “Rocky IV”?), quanto nel pacato tiratore che affronta il primo piattello con il desiderio di frantumarlo senza pietà, o nel fondista che è alla corda, in un 10000 metri in pista, e tra sgomitate e calci mugugna a denti stretti tra sé e sé: “Non ti faccio superare nemmeno se muori”.
Ciascuno di loro, pur se estremamente diversi l’uno dall’altro, applica la mia regola 12, “Pensa al successo e alla vittoria come a una concreta possibilità del tuo momento presente”, perché l’atleta “cattivo”, agonisticamente parlando, è quello che gareggia per vincere, che non molla mai, che ci crede fino in fondo, che si lascia inebriare dal profumo del trionfo e scaccia dalla sua mente qualsiasi riferimento all’errore o al fallimento.
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Il tuo corpo deve parlare al posto tuo
Un atleta che sta vivendo questa condizione di “trance agonistica” si riconosce lontano un miglio, perché il suo stato emotivo ne modifica la fisiologia, ma sappi che questa legge vale anche al contrario, ossia la fisiologia influisce profondamente sul modo in cui ti senti e vieni percepito. È per questa ragione che per riuscire a trasformare i pensieri e le immagini che fluiscono nella tua mente in aggressività sportiva positiva, e cioè per entrare nello stato di massima attivazione psicofisica, è importante che il tuo corpo e la tua mente formino una squadra e parlino la stessa lingua.
Devi far percepire sicurezza ai tuoi avversari, devi adottare una postura fiera, camminare a testa alta, con le spalle dritte e, soprattutto, devi sfoderare gli occhi della tigre, che ipnotizzano e incutono timore, sempre nell’ambito della sfida sportiva, sia chiaro! Al termine del combattimento, della partita o della corsa, siamo tutti amici, ricordalo sempre.
Come avrai capito, per potenziare l’aggressività agonistica positiva si può agire sulla motivazione, ossia sulla tua forza interiore, eventualmente amplificata dall’incitamento esterno, se c’è e se è pertinente alla tua disciplina, che ti spinge con grande determinazione a dare tutto per raggiungere un obiettivo. E si può lavorare su autostima e fiducia, per sviluppare la convinzione che “si può fare”. Tieni bene a mente che non ci sono scuse che tengano: la responsabilità della tua prestazione è soltanto tua!
È il momento di agire!
Ora tocca a te: vuoi esaltare la tua cattiveria agonistica? Intanto ti invito ad acquistare il mio libro, nel quale troverai tutti gli strumenti che ti servono per diventare un Atleta Vincente, poi contattami e ne parliamo! Come dico sempre, “alza le chiappe dal divano e muoviti, fai il primo passo verso il tuo obiettivo”, e anche rompere il ghiaccio con un’opinione o una domanda è un modo per uscire dal torpore e passare all’azione, non credi? ;)