La “doppia trappola” delle misure
Nella Pillola 94, sfornata nell’agosto del 2016, avevo già parlato della “trappola delle misure”. Mi riferivo a distanze da percorrere, serie da completare o punteggi da raggiungere che a lungo andare, in allenamento, creano assuefazione e diventano barriere mentali.
Per disinnescare il potente autosabotaggio scatenato da riferimenti ripetitivi, che a loro volta sono forieri di ancoraggi negativi potenti, suggerivo di ingannare la mente, perché ogni volta che dobbiamo affrontare il “mostro” (e ciascun atleta ha il suo: per me, è il fatidico giro della morte, ovvero i 400 metri), parte un turbine di emozioni che si traduce in sofferenza mentale, prima ancora che fisica.
I miei libri: “Atleta Vincente”, che contiene 47 strategie per diventare campioni nello sport e nella vita, e “Pillole di Coaching”, che propone 60 Esercizi di allenamento mentale e 40 Domande Potenti per diventare mental coach di sé stessi.
Per effetto del potere della visualizzazione, e della caratteristica del nostro cervello, che a livello emotivo non distingue un evento reale da uno intensamente immaginato, basta dare uno sguardo alla pista prima della partenza (mi riferisco sempre alla mia esperienza personale), per sentire nelle viscere il dolore che si proverà ai 300 metri, poi ai 350, e poi metro dopo metro, in una lenta agonia, fino al traguardo.
Questo accade perché ogni atleta sa perfettamente dove sono collocati quei riferimenti lungo l’anello di 400 metri.
O mental coach, che c’entra tutto questo con il Coronavirus?
C’entra, c’entra, e così ne approfitto per ricordare che anche l’arte della pazienza è una virtù da sviluppare per diventare Atleti Vincenti! Ancora un attimo di pazienza…
Vuoi che te la racconti io? Ok, clicca e guarda il video...
Come ingannare il “regolatore della cavalleria”
Dunque, durante il lungo periodo di “clausura”, con gli impianti chiusi e con tutte le limitazioni imposte per decreto (e le interminabili discussioni sulla differenza tra attività sportiva e attività motoria che hanno tenuto banco sul Faccialibro per tutta l’emergenza!), io, e come me tanti altri atleti che, nel rispetto delle regole, hanno scelto di mantenersi in forma, ho adattato i miei allenamenti dalla pista alla strada.
Armato di pazienza Zen, ho segnato sull’asfalto, nei pressi di casa, tutte le distanze classiche di allenamento, dai 30 metri ai 500 metri. La presenza di lunghi rettilinei isolati e deserti pure in assenza di virus, nella zona dove abito, mi ha consentito di farlo, quindi mi ritengo fortunato.
Ovviamente le tacche erano visibili soltanto giunti in prossimità del limite, quindi era difficile collocare un riferimento oggettivo a 200 o 300 metri, se per esempio stavo facendo ripetute sui 400 metri, cosa che invece accade in pista.
Cosa ha comportato questo vero e proprio disorientamento percettivo?
Ha letteralmente mandato in tilt il “regolatore della cavalleria” (ne ho parlato nella Pillola 139)! Al posto di “distribuire” tenendo conto delle frazioni intermedie, come diciamo noi quattrocentisti in gergo, affrontavo le prove ascoltando soltanto le sensazioni che il mio corpo mi restituiva passo dopo passo e il risultato è che sono andato più forte faticando meno!
Senza riferimenti, ho semplicemente tirato fuori il mio 100 per 100, evitando di fare calcoli e lasciando che fosse il pilota automatico a portarmi fino a quel punto, laggiù in fondo, dove più o meno doveva esserci il segno per terra.
Fai un “reset mentale” creativo
A proposito, avete presente quanti sono 400 metri in rettilineo? Rispetto alla pista, di primo acchito sembrano una distanza enorme, eppure l’“anello raddrizzato”, se mi passate questa specie di ossimoro, fa sì che un passo dopo l’altro il traguardo arrivi molto in fretta, senza l’incubo della prima curva, del primo rettilineo, della seconda curva, del secondo rettilineo…
O mental coach, quindi vorresti dire che d’ora in poi dobbiamo tutti allenarci per strada?
No, non è certo questa la conclusione a cui sono arrivato, tuttavia grazie alla creatività indotta dalla quarantena, poi diventata cinquantena e poi e poi, ho imparato che per sfuggire alla trappola delle misure non è sufficiente adottare la tecnica delle misure spurie, di cui ho parlato nella Pillola 94, alla quale rimando per un opportuno ripasso.
Il risultato del mio esperimento mi porta ad affermare che in alcuni momenti della preparazione, da valutare attentamente per ciascuna disciplina sportiva, è importante uscire proprio fuori dal contesto solito dell’allenamento, altrimenti il “reset” mentale non sarà mai totale.
In altre parole, e come esempio prendo ancora una volta l’atletica leggera, non soltanto prove su distanze spurie, ma anche ambienti di allenamento inconsueti, affinché la mente venga disorientata e il corpo perda i propri riferimenti sensoriali, fatti di automatismi (tipo quello del cambiamento di assetto in curva), con il risultato che l’allenamento diventa più istintivo, meno carico di aspettative.
È il momento di agire!
Per sviluppare questo concetto si può lavorare lato atleti e lato allenatori. Per gli atleti, a tutti i livelli e per tutte le fasce di età, c’è il “PerCorso di Sport Coaching Top”, totalmente personalizzabile sulla base delle esigenze individuali. Per gli allenatori, invece, ho messo a punto il “PerCorso per diventare Mental Coach”, grazie al quale un bravo Coach può imparare ad agire nei confronti dei suoi atleti quale facilitatore di consapevolezza, responsabilità e fiducia, insegnando loro a gestire al meglio le proprie emozioni. In sintesi, che tu sia un atleta o un allenatore, contattami e ne parliamo… Come dico sempre, “alza le chiappe dal divano e muoviti, fai il primo passo verso il tuo obiettivo”, e anche rompere il ghiaccio con un’opinione o una domanda è un modo per uscire dal torpore e passare all’azione, non credi? ;)